La storia del tartufo affonda le sue radici nell’antichità, quando questo fungo sotterraneo iniziò a farsi strada nelle cucine e nelle culture di diverse civiltà. I primi ritrovamenti di tartufi risalgono all’epoca dei Sumeri, circa nel 2000 a.C., ma la loro vera celebrità iniziò con gli antichi Greci e Romani. Essi ne erano infatti estremamente affascinati, considerando il tartufo un dono degli dei, simbolo di fertilità e di prosperità.

Durante il Medioevo, il tartufo cadde in disgrazia, venendo associato a pratiche di stregoneria a causa della sua crescita misteriosa e incontrollabile. Fu solo durante il Rinascimento che il tartufo tornò a essere apprezzato grazie ai nobili italiani, in particolare i Medici, che ne riscoprirono le virtù gastronomiche.

Nel XVII e XVIII secolo, il tartufo acquisì fama internazionale. In Francia, Luigi XIV ne era ghiotto e ne promosse l’uso nelle cucine di Versailles. Nel frattempo, in Italia, il tartufo divenne sempre più protagonista della cucina piemontese, in particolare nel territorio delle Langhe.

Nel XIX secolo, con l’avvento dell’industrializzazione e la nascita della ristorazione, il tartufo divenne accessibile a un pubblico più ampio. Tuttavia, è nel XX secolo che il tartufo ha raggiunto il suo apice di fama. Chef stellati da tutto il mondo hanno iniziato a utilizzare questo “diamante nero” della cucina, inventando piatti che hanno reso il tartufo protagonista della gastronomia di lusso.

Oggi, il tartufo continua a essere un ingrediente pregiato e ricercato. Paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna sono i principali produttori di tartufi, ma ormai anche in altri Paesi si sta diffondendo la coltura di questo fungo sotterraneo.